Apollo 14: 50 anni fa “Un piccolo passo per un uomo” e un gigantesco salto per la NASA e per l’umanità

Era il 5 febbraio 1971 quando l’Apollo 14, con a bordo Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, toccarono la Luna. E, nonostante il cielo si fosse aperto per loro, era tutto fuorché un gioco da ragazzi. Parliamo di una missione dove “non è finita finché non è finita” sembrava il mantra che li guidava, eppure a distanza di 50 anni è diventata una pietra miliare nella storia dell’esplorazione spaziale. Ma non sono solo i passi lunari a essere memorabili: se pensate che Shepard si sia limitato a un po’ di polvere e roccia, vi sbagliate. La mazza da golf e le palline sono state la ciliegina sulla torta.

sbarco sulla luna
Foto: www.astronautinews.it

La NASA scommette tutto, senza margini di errore

La missione Apollo 14 rappresentava molto di più di un semplice ritorno sulla Luna. Dopo l’incubo dell’Apollo 13, che quasi faceva fare la valigia alla NASA per sempre, il rischio di fallire ancora significava la fine del programma Apollo. Quindi, per Alan Shepard, Edgar Mitchell e Stuart Roosa, la posta in gioco era altissima. Se volevano sopravvivere come leggenda, dovevano fare la storia. E così, con un razzo Saturn-V che partì a fatica da Cape Canaveral, proprio il 31 gennaio 1971 (dopo un bel ritardo, perché il meteo non si era messo d’accordo con la NASA), i tre uomini puntarono dritti verso la Luna.

Siamo in rotta. E poi… bingo!

La discesa dell’Apollo 14 verso il punto di atterraggio era un po’ come il salvataggio di un’azienda che rischia di fallire e deve fare il massimo. E quando Shepard e Mitchell, dopo aver raddrizzato qualche guasto qui e là, raggiunsero l’altopiano di Fra Mauro (lo stesso della missione abortita Apollo 13), a Houston non credevano ai propri occhi. A partire dalle parole di Shepard che, con la tranquillità di chi ha il tutto sotto controllo, commentò: “It’s been a long way, but we’re here” (“è stata una lunga strada, ma siamo arrivati”). E, nemmeno a dirlo, “grande atterraggio” suonava davvero come una vittoria.

Il golf che fa la storia (e solleva anche qualche polvere lunare)

Quando ci si trova sulla Luna, dopo aver attraversato 384.400 km di spazio e aver affrontato difficoltà tecnologiche, c’è un solo modo per staccare la tensione: un buon colpo di golf. Lo sapeva bene Alan Shepard, che non si fece scrupoli a tirare fuori una mazza e qualche pallina da golf. Dopo il primo fallito tentativo (non è così semplice colpire una pallina con la gravità lunare, a quanto pare), la seconda palla partì come un missile. “Fa miglia e miglia!”, esclamò trionfante, mentre gli scienziati a Houston si grattavano la testa. È il tipo di momento che ti fa pensare: “Ecco, abbiamo conquistato la Luna e il primo a colpire una pallina da golf su di essa è stato Alan Shepard”. Insomma, un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco salto per il golf.

Raccogliere rocce e esperimenti, e fare le valigie

Non solo colpi di golf, ovviamente. Shepard e Mitchell non si sono limitati a divertirsi, anzi: hanno fatto una miriade di esperimenti scientifici che avrebbero regalato a Houston informazioni cruciali sulla geologia lunare, tra cui 94,35 libbre (42,80 kg) di rocce lunari. In un colpo solo, il materiale raccolto è stato una vera e propria miniera d’oro scientifica. E per i fan della tecnologia, segnatevi la sigla “A.L.S.E.P.”: un pacchetto sperimentale che trasmetteva dati sulla Terra per un anno, con tanto di centralina elettronucleare a base di plutonio. Insomma, altro che “quella roba che si collega alla Wi-Fi” che ci dice dove siamo. Questo era il vero futuro!

Rientro senza problemi e il viaggio di ritorno: meno glamour, più successo

Se pensate che la missione Apollo 14 fosse tutta glamour e palline da golf, siete fuori strada. Dopo il completamento degli esperimenti e il saluto alla superficie lunare, il modulo lunare ha lasciato il posto all’astronave che li avrebbe riportati sulla Terra. L’Apollo 14 ha fatto il suo ritorno nell’Oceano Pacifico con una discesa da manuale, portando a termine una missione lunga 216 ore senza intoppi. Una navetta meno spettacolare del razzo, ma che ha portato a casa il risultato: un successo scientifico senza precedenti.

E, come sempre, la NASA vince la sua scommessa

A 50 anni dal trionfo dell’Apollo 14, il ricordo di quella missione è diventato simbolo di un’impresa straordinaria. Non solo per aver evitato la rovina della NASA, ma anche per aver portato a casa esperimenti e scoperte che hanno cambiato il nostro modo di vedere la Luna. E se oggi siamo ancora in grado di parlare della Luna come di un obiettivo per il futuro, un po’ lo dobbiamo a quel piccolo passo dato da Alan Shepard, che non solo ha messo piede sulla Luna, ma ha anche lanciato la pallina da golf. Come dire che la gravità non può fermare la genialità umana!