C’erano i Cartoni animati, e c’era Carosello. Il 3 febbraio del 1957, l’Italia assistette al debutto di uno dei programmi che segneranno per sempre la storia della televisione e dei consumi: Carosello. Ma non si pensi solo a uno spettacolo: si trattava di un vero e proprio evento che cambiò le abitudini degli italiani, stravolse il concetto di pubblicità e mandò a nanna i bambini in modo più felice di quanto ogni genitore avesse mai osato sperare. Ma andiamo con ordine…

“Carosello”: l’inizio di una nuova era
Era il 3 febbraio 1957 e ben 3 milioni di italiani si sintonizzarono sulla RAI per guardare il primo Carosello della storia. Con uno spettacolo che durava poco più di un’ora, dopo il telegiornale, in una serata che diventò il rituale serale per famiglie intere. Il programma, pensato come un mix tra intrattenimento e pubblicità, entrò nelle case degli italiani come una ventata di novità: un connubio di storie, risate e qualche piccola sorpresa pubblicitaria.
“Bambini, a letto dopo il carosello!”
Sì, perché dopo il carosello, i bambini andavano a letto. Un ordine che i genitori pronunciavano con una certa solennità, quasi fosse un segreto ben custodito tra adulti. E come poteva essere diversamente? Ogni episodio era un piccolo capolavoro che lasciava tutti a bocca aperta: storie brevi, intriganti e con una dose di suspence che lasciava chiunque con il fiato sospeso. Un mix perfetto di emozioni, tutto condito da un po’ di pubblicità. Ma attenzione: pochissima pubblicità.
Lo spettacolo veniva confezionato con delle regole ferree. Pochi secondi per parlare di prodotti, un “codino” pubblicitario che non superava i 15 secondi, con tanto di limite per le parole: “lassativo”? Nemmeno parlarne! “Olio d’oliva”? Puro, ma non extra vergine. Perché qui si faceva pubblicità con stile.
Le regole del carosello: un format che non lasciava spazio a improvvisazioni
Il format di Carosello non era proprio una passeggiata. Non si poteva improvvisare. Ogni filmato, rigorosamente della durata di 2 minuti e 15 secondi, aveva una struttura precisa. Le storie dovevano essere per lo più “spettacolari” (ma non troppo), con il minimo indispensabile di pubblicità. Quasi un’arte, insomma. I pubblicitari dell’epoca dovevano scrivere e girare in modo da non far sembrare il tutto troppo invadente: niente spot classici, niente bombardamenti pubblicitari. Carosello era il maestro del buon gusto (almeno per i tempi) e dell’ironia. E per un periodo, pare che in ogni casa ci fosse il classico appuntamento fisso con i suoi cortometraggi.
Personaggi famosi e registi d’eccellenza
Se pensate che Carosello fosse solo una vetrina per promuovere confetti e olio, vi sbagliate di grosso. Qui si facevano vere e proprie colonne sonore per la storia della televisione italiana. Registi del calibro di Federico Fellini, Luciano Emmer, Gillo Pontecorvo, e perfino Pupi Avati si cimentarono in queste piccole gemme televisive, dando vita a storie che sono rimaste nella memoria collettiva. E non finisce qui: Ernesto Calindri, Tino Scotti, Adriano Celentano, e persino Frank Sinatra hanno prestato il loro talento per questi spot diventati leggendari. Per non parlare di Mike Bongiorno e Alberto Sordi, che come testimonial hanno lasciato il segno, tanto che anche oggi ci sembrano amici di famiglia. Come dimenticare la storica frase “FALQUI, basta la parola”? Quella sì che era una pubblicità che rimaneva.