Paolo Crepet è lo psicologo più ascoltato d’Italia. E anche il più temuto da certi genitori. Basta che apra bocca e i social esplodono: migliaia di like, condivisioni, reel che spopolano su Instagram e TikTok, applausi virtuali da parte di fan che lo considerano una voce fuori dal coro. Colto, ironico, tagliente, non fa sconti a nessuno. E soprattutto non li fa a mamme e papà troppo moderni, quelli che “lascio che mio figlio scelga da solo” e “non voglio imporgli nulla“. Crepet invece impone eccome: impone una riflessione profonda su cosa significhi educare oggi. Per lui, la generazione di adolescenti confusi, annoiati, fragili e senza motivazione è il frutto diretto di un’educazione debole, iperprotettiva e incoerente.
L’educazione secondo Crepet: servono limiti, non solo coccole
Per Paolo Crepet l’educazione moderna ha un grande problema: si è trasformata in un servizio clienti.
I genitori non educano più, accontentano. Non sono adulti, sono compagni di giochi.
“Oggi un genitore si sente in colpa se dice ‘no’. Ma dire ‘no’ è educare, non è traumatizzare”
Secondo lo psicologo, il desiderio (spesso inconscio) di essere “amico” del proprio figlio ha sostituito la figura autorevole del genitore. Il risultato? Ragazzi senza punti di riferimento, che non sanno reggere le frustrazioni, che si annoiano facilmente e che non sanno che farsene della libertà, perché nessuno ha insegnato loro a gestirla.
Adolescenti smarriti e disadattati: di chi è davvero la colpa?
Crepet non usa mezzi termini: i genitori di oggi stanno crescendo adolescenti fragili e disorientati. Ragazzi che non sanno cosa vogliono, che si sentono vuoti, depressi, incapaci di affrontare le difficoltà.
Ma come siamo arrivati a questo punto?
Secondo Crepet, le cause principali sono:
- assenza di regole chiare, per paura di sembrare “cattivi”;
- mancanza di esempi forti e coerenti (genitori ipocriti che predicano bene e razzolano male);
- eccesso di protezione, che impedisce ai figli di sperimentare il fallimento, la fatica, la responsabilità;
- libertà anticipata e non meritata: si dà tutto e subito, senza aspettare che il ragazzo dimostri maturità.
“La libertà è una conquista, non un diritto ereditario. Altrimenti diventa solo capriccio”
I rischi: ansia, apatia e dipendenza dal giudizio altrui
Il prezzo di questa educazione “liquida”? Secondo Crepet, i giovani diventano:
- insicuri (perché nessuno ha insegnato loro a contare su sé stessi);
- dipendenti (dal cellulare, dal gruppo, dai like, dall’approvazione esterna);
- incapaci di scegliere, perché nessuno ha mai preteso che lo facessero;
- depressi (la noia, dice Crepet, è il preludio della depressione giovanile).
“I ragazzi devono annoiarsi. Dalla noia nasce la creatività. Ma i genitori la temono, come fosse una malattia”
Per Paolo Crepet serve coraggio per educare
Paolo Crepet è una voce forte, scomoda, ma probabilmente necessaria. Le sue parole mettono in discussione l’idea di genitorialità “facile”, quella che vuole figli sempre felici, sempre accontentati, sempre protetti.
“Non è amore dire sempre sì. È paura. E la paura non educa, immobilizza”
Se vogliamo crescere una generazione di adulti liberi, consapevoli e forti, dobbiamo essere noi i primi a cambiare. Non servono superpoteri, ma presenza, coerenza e soprattutto il coraggio di dire no. Anche quando fa male.
15 frasi da NON dire mai a un figlio adolescente (parola di Crepet)
Ecco una lista di frasi che, secondo Crepet, i genitori dovrebbero bannare dal proprio vocabolario. Frasi che sembrano innocue, ma che minano l’autostima, la responsabilità e la crescita dei ragazzi. Le abbiamo selezionate da interviste, libri e interventi pubblici dello psicologo.
- “Fai come vuoi” – Tradotto: “non ho voglia di educarti”
- “Sei il mio migliore amico” – Errore: tuo figlio non ha bisogno di un amico, ma di un adulto
- “Non ti preoccupare, ci penso io” – Così gli impedisci di diventare autonomo
- “Te lo compro, basta che smetti di piangere” – È il baratto dell’educazione: tu compri, lui smette di vivere emozioni
- “Tutti lo fanno, fallo anche tu” – Hai appena insegnato a tuo figlio a non pensare con la propria testa
- “L’importante è che tu sia felice” – Sì, ma la felicità non è uno sconto su Amazon. Va costruita, non regalata
- “Non voglio che tu soffra” – Augurio dolce, danno eterno: dalla sofferenza si impara
- “Lo faccio per il tuo bene” – Classica scusa per imporre qualcosa senza spiegare
- “Sei speciale” (detto ogni giorno) – Lo renderai narcisista e dipendente dagli elogi
- “Non sei capace, lascia fare a me” – E poi ti chiedi perché non crede in sé stesso?
- “Hai ragione tu, i professori sono tutti incapaci” – E l’autorità scolastica va in frantumi
- “Non uscire, fa freddo” – Il meteo non è un criterio educativo
- “Sei troppo piccolo per capire” – Non sottovalutarlo: capisce molto più di quanto immagini
- “Mettiti al sicuro” – Attenzione: educare alla sicurezza non significa terrorizzare
- “Se mi ami, fai come ti dico” – Ricatto affettivo = danni garantiti per anni
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