Se pensate che la bellezza salverà il mondo, Gabriele D’Annunzio vi avrebbe risposto: «Sì, purché lo faccia con stile.»
Gabriele D’Annunzio non è stato solo un poeta. È stato un ciclone di parole, passioni, guerre e scandali. Un uomo che ha vissuto ogni giorno come un’opera d’arte (o una provocazione). Per lui la bellezza non era solo un ideale estetico: era una ragione di vita, una droga, un’ossessione.
Un’estetica di vita (e di guerra): la biografia breve di un uomo eccessivo
Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara, con il nome di Gabriele Rapagnetta (e capite perché poi lo ha cambiato…). Sin da giovane dimostra un talento smisurato per la scrittura, ma anche per la teatralità, le donne e le spese folli.
Tra i suoi amori celebri c’è Eleonora Duse, attrice leggendaria e complice di molte sue ispirazioni. Ma la vera amante di D’Annunzio è la vita stessa, vissuta in modo scenografico: arruolato volontario nella Prima guerra mondiale, pilota spericolato, protagonista dell’impresa di Fiume, fine stratega della comunicazione ante litteram. D’Annunzio è stato influencer prima che esistesse Instagram (e decisamente più elegante).
Muore nel 1938 al Vittoriale degli Italiani, la sua villa-museo a Gardone Riviera, che oggi sembra un monumento al culto della bellezza… e dell’egocentrismo.
Le opere: tra parole profumate e rivoluzioni estetiche
D’Annunzio è autore di romanzi, poesie, tragedie e manifesti politici. Le sue opere traboccano di immagini sensuali, di estetica decadente, di profumi, suoni e colori intensi. Alcuni titoli fondamentali:
- “Il piacere” (1889): l’opera-manifesto dell’esteta, con il protagonista Andrea Sperelli che vive per l’arte e per la bellezza femminile.
- “Le vergini delle rocce” (1896): inno all’uomo superiore, al culto del bello, alla visione del mondo come palcoscenico sublime.
- “La figlia di Iorio” (1904): dramma poetico che esalta la lingua italiana e i paesaggi abruzzesi.
- “Notturno” (1921): scritto quasi alla cieca dopo un incidente in volo, è un’opera più intima, ma sempre pervasa da tensione lirica e amore per il bello anche nel dolore.
Il culto della bellezza: estetismo, sensualità e… trucco scenico
Per D’Annunzio, la bellezza è molto più di un valore estetico: è una forma di potere, un modo per elevarsi al di sopra della mediocrità.
È un’arma, una religione, una strategia. La bellezza è ciò che rende degna l’esistenza.
Ne parla continuamente nelle sue opere, ma anche nelle sue lettere, nei suoi proclami, persino nei suoi arredi (basti vedere la sua scrivania ricoperta di oggetti esotici e pelli rare).
Il suo ideale di bellezza è intenso, profondo, a volte inquietante: non c’è distinzione tra bello e vero, tra arte e vita. Tutto dev’essere sublimato.
«Bisogna fare della propria vita un’opera d’arte», direbbe oggi un motivatore su TikTok. Ma D’Annunzio lo diceva nel 1900, e lo faceva davvero.
La bellezza vissuta in prima persona: tra arte, eccessi e ciocche di capelli
D’Annunzio incarnava i suoi ideali: vestiva con ricercatezza, decorava i suoi ambienti come fossero scenografie teatrali, seduceva con parole e profumi (letteralmente: usava essenze personalizzate per lasciare la sua traccia ovunque).
Soffriva se non poteva circondarsi del bello. Non si accontentava mai: ogni dettaglio doveva essere curato. Persino il suo linguaggio – colto, barocco, seduttivo – era bellezza in movimento. Per lui, vivere senza bellezza era come morire un po’.
14 frasi di Gabriele D’Annunzio sulla bellezza
- “La bellezza è una forma di genio – anzi, è più alta del genio perché non richiede spiegazioni.”
– Il piacere (1889) - “Io sono un amante della Bellezza. La Bellezza mi nutre più del pane.”
– Lettera a Barbara Leoni, 1887 - “L’arte è l’espressione della Bellezza, e la Bellezza è la vita stessa quando si fa divina.”
– Trionfo della morte (1894) - “Chi non ama la bellezza non merita di respirare.”
– Taccuino segreto del Vittoriale - “La bellezza è una ferita che non guarisce mai, e di cui non vogliamo guarire.”
– Notturno (1921) - “È bello ciò che arde, ciò che consuma, ciò che vince.”
– Il fuoco (1900) - “L’anima mia ha sete di bellezza come l’assetato nel deserto ha sete d’acqua.”
– Lettera a Eleonora Duse, 1898 - “La bellezza è l’unica scusa che abbiamo per essere superbi.”
– Scritti estetici, 1902 - “Ogni cosa bella è una sfida al tempo e alla morte.”
– Gesta d’eroe, 1915 - “Io voglio essere bello anche nel cadere.”
– Taccuino di guerra, 1916 - “Senza bellezza, l’uomo è solo polvere con pretese.”
– Il venturiero senza ventura, 1925 - “La bellezza non è mai innocente.”
– Il piacere (1889) - “L’unico modo per sopportare il mondo è vederlo bello o farlo bello.”
– Lettere a Maria Gravina, 1903 - “Non si può vivere di solo pane, ma si può vivere di bellezza e profumi.”
– Frammenti dalle lettere del Vittoriale
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