Il 13 febbraio non è un giorno come un altro: è la Giornata Mondiale della Radio, quella che ci ricorda che, come direbbe Alfonso Signorini, “La radio non conosce la terza età, è sempre giovane”. E non solo: ha 124 anni, ma fa ancora una figura pazzesca! Anzi, si direbbe che sta vivendo una seconda giovinezza grazie al podcasting e allo streaming, che la stanno riportando in auge. Insomma, per la radio il tempo sembra essere solo un dettaglio. Un dettaglio, per altro, che la vede ancora protagonista della scena della comunicazione globale, con tanto di musei in giro per l’Italia pronti a mostrarci come la “voce nell’etere” ha cambiato il mondo.

Marconi e la nascita di un mito
Se la radio fosse un film, Guglielmo Marconi sarebbe la star principale. Ma non si pensi che lui sia l’unico protagonista di questa saga. Certo, l’esperimento del 1901, quando il “S” viaggiò nell’etere da Terranova a Poldhu, è il momento che tutti ricordano (un po’ come se fosse il primo bacio nel cinema).
Però la storia delle onde elettromagnetiche è più complessa e affollata di quanto sembri. Dopo Marconi, si sono alternati fisici e tecnici che, tra una radio a galena e un amplificatore, hanno dato vita a un’industria che oggi sforna podcast come se non ci fosse un domani. Ma Marconi, diciamolo, è sempre Marconi. E in sua memoria, l’Italia ha creato musei che raccontano il suo straordinario contributo.
Il Museo Rai di Torino: un viaggio interattivo nel passato
Torino, 2020: il Museo della Radio e della Televisione Rai si rifà il look e ci fa scoprire come i nostri nonni ascoltavano la radio. Sì, perché mentre noi passiamo da Spotify a YouTube in un battito di ciglia, i pionieri della radio si accontentavano di un buon vecchio microfono e di un po’ di onde.
Il museo è un vero e proprio parco giochi per chi ama la storia della comunicazione: si passa dal telegrafo alla radio degli anni ’30, fino a quelle di “radio libere“, ovvero quelle pirata che, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, ci facevano sentire come se fossimo in un film di spionaggio. Incredibile come il microfono sia sempre stato il protagonista, vero? Più della telecamera, sembra.
Museo della Radio d’Epoca: una piccola gemma in provincia
Nel bel mezzo della Marca Trevigiana, si trova un museo che non ti aspetti: il Museo della Radio d’Epoca a Cison di Valmarino. Questo piccolo angolo di storia è l’ideale per gli amanti della radio e per chi vuole capire cosa ascoltavano i nostri antenati negli anni ’20 e ’30. Con una collezione di 72 pezzi che spaziano dalle radio a galena polacche (del 1920, mica pizza e fichi) fino agli altoparlanti in stile “cappello di Napoleone”, ogni oggetto racconta una storia fatta di onde, musica e, probabilmente, di tanto fumo da pipa.
Marconi torna a Verona e Bologna: un omaggio d’epoca
Se la provincia non vi basta e cercate qualcosa di più ufficiale, Verona e Bologna sono due tappe obbligatorie. Il Museo della Radio di Verona, legato al grande Guglielmo, è un vero tempio della radiofonia. Qui si trova l’antenna che ha trasmesso il primo “segnale WiFi” della storia (un po’ come dire che Marconi ha inventato il Wi-Fi prima di tutti noi, e senza bisogno di abbonamenti mensili).
A Bologna, invece, il Museo della Comunicazione e del Multimediale G. Pellagalli racconta la storia della comunicazione, con un percorso che parte dalle prime invenzioni di Marconi e Edison, fino a computer e telefoni che oggi ci fanno dipendere dagli schermi.
Il Museo della Radio al Faro di San Cataldo: dove il mare incontra le onde
E se vi dicessimo che il mare ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della radio? Non stiamo parlando di fiction, ma di un museo che si trova proprio sul faro di San Cataldo a Bari.
Questo faro non solo ha visto le onde radio attraversare l’Adriatico nel 1904, ma è diventato anche un simbolo della connessione tra mare e onde elettromagnetiche. Il Museo dei Fari e delle Torri Costiere racconta la storia della radio a partire dal leggendario esperimento di Marconi, portandoci a una riflessione su come la radio abbia superato i confini, fisici e tecnologici, per unirci tutti. E se pensate che sia solo una questione di tecnologia, beh, preparatevi a un’esplosione di storia, cultura e… di onde radio.
La radio è immortale
In conclusione, 124 anni sono una cifra impressionante per un mezzo di comunicazione, ma la radio ha dimostrato di essere capace di adattarsi ai tempi. Dai primi esperimenti di Marconi alla sua evoluzione con il podcasting e lo streaming, la radio continua a essere il nostro più fedele compagno di viaggio. E, come dice Signorini, “non conosce la terza età”. Quindi, la prossima volta che sentite la radio in macchina o su Spotify, ricordatevi che state ascoltando qualcosa che ha attraversato decenni di storia senza mai stancarsi. È più giovane che mai, e forse… è proprio il momento di alzare il volume!
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