Loredana Bertè: “Vivevamo una casa degli orrori” Sangue, violenza e morte nelle agghiaccianti rivelazioni della cantante

Certe infanzie sono fatte di giochi, abbracci e torte di compleanno. Altre, invece, sembrano uscite da un film horror con finale a sorpresa. Loredana Bertè rientra decisamente nella seconda categoria. La sua storia familiare è talmente cupa che Stephen King potrebbe prenderne spunto per il suo prossimo bestseller. E mentre noi ci lamentiamo del traffico o delle bollette, lei ci ricorda che la sua adolescenza è stata un mix di terrore, violenza e solitudine. Il sarcasmo è però la sua arma di sopravvivenza. E forse anche la nostra mentre leggiamo la sua storia.

Loredana Bertè
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La regola del niente”: infanzia modello deserto del Sahara

Mentre altri bambini giocavano con trenini e bambole, Loredana Bertè aveva un’unica costante nella sua vita: il niente. “Io sono cresciuta con la regola del niente”, ha raccontato, e non è un modo di dire. Niente giocattoli, niente regali, niente amore. Ah no, qualcosa c’era: un cane di nome Clito, il suo unico alleato in una casa che sembrava più una fortezza nemica. Lei e Clito, soli contro il mondo, aspettavano il destino come protagonisti di un noir d’altri tempi.

Mia a Loredana: “Nasconditi!” Quando il terrore aveva il volto del padre

Se c’era un gioco che si praticava spesso in casa Bertè, era il “nascondino della paura”. E non per divertimento. “Nasconditi!”, le sussurrava Mimì (Mia Martini) quando il padre si aggirava per casa come un’ombra minacciosa. Se fosse stato solo un incubo notturno, sarebbe stato già abbastanza. Ma no, era realtà. E in questa realtà il padre era l’incarnazione di un villain da film horror, con tanto di regole ferree: la sua parola era legge, e chi si opponeva pagava a caro prezzo.

Il marchio di famiglia: non figli, ma “vacche da macello”

Non tutti i genitori sono entusiasti di avere figli. Il padre di Loredana, per esempio, avrebbe voluto un maschio a tutti i costi. E quando arrivava una figlia femmina? Beh, apriti cielo. Secondo il racconto della cantante, la madre veniva trattata come un sacco da boxe se non generava l’erede giusto. “Ha pestato mia madre per farla abortire”, ha confessato Loredana. “Una volta l’ha lasciata in una pozza di sangue nel bagno”. Se vi sembra troppo forte, ricordate che per lei era la routine.

Difficile immaginare che da un simile inferno possa emergere un’artista così potente e ribelle. Eppure, Loredana ce l’ha fatta. Non ha dimenticato, non ha perdonato, ma ha trasformato il dolore in arte. La sua voce graffiante e il suo stile provocatorio sono il risultato di una lotta continua contro i fantasmi del passato. La sua storia familiare? Un film dell’orrore che nessuno vorrebbe vivere, ma che tutti dovrebbero conoscere. Perché la verità, anche se dura, ha bisogno di essere raccontata.

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