La frase shock della cameriera di Freud: “Tutta la vita ascoltando i suoi peccati senza parlarne in giro”, da non credere!

Chi era davvero Sigmund Freud al di fuori dello studio, lontano dal divano del paziente e dalle sue teorie sull’inconscio? A svelarlo con sguardo affettuoso ma diretto è Paula Fichtl, la storica governante che seguì la famiglia Freud da Vienna fino a Londra. Le sue parole ci consegnano un Freud inedito, domestico, amante dell’arte e dei carciofi, dedito alla scrittura come terapia personale. E attorno a lui, una casa vissuta, governata dalla mite Martha, frequentata da personaggi come Thomas Mann, sorvegliata silenziosamente dall’enigmatica zia Minna. Un mondo piccolo ma ricco di dettagli, in cui anche la cameriera diventa custode di segreti e memorie preziose.

frasi della cameriera di Freud

Martha Freud: la regina silenziosa della casa

Secondo i ricordi di Paula Fichtl, Martha Freud era una donna calma, timida, ma molto precisa. Amava curare la casa con meticolosità, legava con nastri colorati la biancheria perfettamente lavata e stirata e faceva la spesa personalmente. Attenta al risparmio, conservava ogni pezzo di spago o carta, raccogliendo tutto in grandi scatole in cucina. Eppure, all’interno della famiglia, la sua voce sembrava contare poco: nessuno le dava davvero retta, nemmeno i figli.

Zia Minna: la vera padrona di casa?

Minna Bernays, la cognata di Freud, era una figura centrale nella vita domestica. Amata dai bambini, rispettata da tutti, viveva in una parte separata della casa ma con una porta comunicante con la camera da letto dei coniugi Freud. Un dettaglio che ha fatto discutere molti biografi. La sua presenza autorevole sembrava bilanciare la timidezza di Martha, facendo di lei una figura quasi “alternativa” di riferimento nella famiglia.

Freud: ordine, sobrietà e un tocco di eleganza retrò

Il professor Freud era noto per il suo stile sobrio, noncurante delle mode. Il suo abito preferito prima della guerra era un completo scuro, con un colletto rigido e basso, una cravatta nera a nodo fisso e un cappello a tesa larga. Nonostante non fosse ricco – il suo onorario prima della guerra era di 40 corone – amava circondarsi di oggetti belli e antichi, libri rari e reperti storici. Un’autentica passione, più che un lusso.

Tra arte e antiquariato: la passione di Freud per il passato

Freud era un amante dell’arte classica. Visitava spesso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, affascinato dai reperti egiziani, greci e romani. Nei negozi d’antiquariato della città vecchia cercava pezzi rari da aggiungere alla sua collezione, che arrivò a contare circa 2.000 oggetti. Per lui, questi oggetti erano molto più che decorazioni: erano frammenti di storie antiche che dialogavano con la sua ricerca sull’inconscio.

Scrivere per sé stessi: la confessione dello psicoanalista

Freud scriveva per elaborare ciò che ascoltava durante le sedute. La scrittura era per lui una forma di terapia. Come confidò a Jones e Ferenczi:

“La prima ragione che ci spinge a scrivere è certamente quella di soddisfare qualcosa dentro di noi, e non di soddisfare gli altri.”

Parole che svelano un Freud profondamente umano, quasi vulnerabile, consapevole della vanità della fama, ma grato del riconoscimento altrui.

Sigari, passeggiate e funghi: le piccole gioie di Freud

Il fumo era un piacere irrinunciabile per Freud, che selezionava con cura i suoi sigari nei negozi specializzati. Amava anche le escursioni in montagna, soprattutto durante le vacanze estive. Durante le festività pasquali, organizzava sopralluoghi per scegliere i luoghi più tranquilli per l’estate. Camminava molto, raccoglieva funghi, ma – ironia della sorte – era completamente privo del senso dell’orientamento.

La tavola di Freud: regole ferree e gusti decisi

A casa Freud si pranzava all’una in punto, senza eccezioni. Il menù era deciso da Martha e comprendeva spesso bistecca e verdure di stagione, come asparagi o mais. Freud amava i carciofi, ma detestava cavolfiore e pollo. Il dolce più apprezzato? L’intramontabile Apfelstrudel con un po’ di crema.

Salute e malanni: i primi segni di fragilità

Per quarant’anni, Freud godette di buona salute. Le prime problematiche rilevanti furono un ascesso (citato ne L’interpretazione dei sogni) e un’infezione alla gola contratta a Praga. Da lì inizieranno, negli anni successivi, le dolorose vicende legate al cancro, ma in questa fase della vita la malattia era ancora un’eccezione.

Una vita tra parole e silenzi

Paula Fichtl fu più di una semplice cameriera. Fu testimone silenziosa di una famiglia straordinaria, di routine minuziose, di silenzi eloquenti, e di segreti mai rivelati. La sua frase – “Tutta la vita ascoltando i suoi peccati senza parlarne in giro” – non è solo un’osservazione ironica, ma la sintesi perfetta di una convivenza lunga, discreta e fedelissima. Proprio come un’analisi, solo che stavolta il paziente era Freud stesso.

10 frasi di Sigmund Freud sul peccato

  1. Anche se l’uomo ha rimosso nell’inconscio i suoi impulsi malvagi e vorrebbe dirsi che non è responsabile di essi, qualcosa lo costringe ad avvertire questa responsabilità come un senso di colpa il cui motivo gli è sconosciuto.”
  2. Colui che soffre di coazioni e proibizioni si comporta come se soggiacesse a una coscienza di colpa di cui tuttavia non sa nulla, a una coscienza di colpa, dunque, che dobbiamo definire inconscia.”
  3. Alla coscienza di colpa del nevrotico ossessivo corrisponde la confessione da parte dei fedeli, di saper d’essere nel fondo del loro cuore malvagi peccatori.”
  4. In tal modo era taciuta l’uccisione di Dio, ma un crimine la cui espiazione richiedeva che una vittima fosse immolata non poteva esser stato che un omicidio.”
  5. Alla base del tabù c’è una corrente positiva di desiderio. Perché non c’è bisogno di proibire ciò che nessuno desidera fare.”
  6. La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l’interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato.”
  7. Ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa, e a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale e la religione come una nevrosi ossessiva universale.”
  8. L’umanità, nel suo insieme, si comporta come un individuo nevrotico che, sotto la pressione della civiltà, ha dovuto reprimere i suoi istinti.”
  9. Il senso di colpa è l’espressione del conflitto tra il Super-Io e l’Io, e rappresenta la percezione interna della tensione tra questi due istanze psichiche.”
  10. La religione è un sistema di nevrosi ossessiva collettiva, una via per gestire l’angoscia e il senso di colpa derivanti dai desideri inconsci.”

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