Architettura 2.0
“Ogni volta che concludo un edificio mi sento dolorosamente consapevole della mia inadeguatezza, sensazione che in ogni occasione cerco di convertire in energia da investire nel progetto successivo. In questo senso non potrò mai dare senso compiuto al mio stile architettonico, né essere pienamente soddisfatto con le mie opere.”Toyo Ito
L'architetto giapponese Toyo Ito, da poco vincitore Leone d’Oro per il Padiglione Giapponese alla Biennale di Architettura di Venezia, si aggiudica l'edizione 2013 del premio Pritzker.
I suoi progetti, che traggono ispirazione dalle forze naturali della natura, l’aria, l’acqua, il vento, godono già da tempo del riconoscimento internazionale. Ma ciò che incuriosisce è l'atteggiamento proprio dell'architetto, di sincero distacco dalla spettacolarizzazione nonostante l’indiscussa importanza della propria opera.
Dalla cultura giapponese che trova dimora in lui, giunge a noi occidentali moderni (forse troppo) un senso di umiltà, di fierezza e di indipendenza insieme: un concetto senza dubbio difficile da racchiudere in un solo vocabolo.
Ma se l'autore dell'opera si sente ""inadeguato"", come dovrebbero sentirsi i responsabili del cedimento del ""Bicchiere di vino"", l'opera di Ito installata a Pescara che ha subito nel 2009 un cedimento strutturale 64 giorni dopo l'inaugurazione?
(La cerimonia ufficiale della consegna del premio si terrà il 29 maggio 2013 presso la Biblioteca John F. Kennedy Presidential di Boston: la scelta del luogo non è casuale, è stato progettato infatti dall’architetto Ieoh Ming Pei, che ha ricevuto il Premio nel 1983.)
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