Tutte le frasi di Marco Revelli
“Il Sessantotto è stato il primo esplicito anticipo della globalizzazione.”
- Dal libro: Finale di partito
“A fronte dell’ipocrisia di una finta democrazia, meglio un dominio monopolistico franco, chiaro, concreto, diretto.”
- Dal libro: Finale di partito
- Dal libro: Finale di partito
- Dal libro: Finale di partito
“La naturale sete di comando dei capi viene assecondata dal naturale bisogno della folla di venir guidata, nonché dalla sua indifferenza. Nelle masse vi è proprio un profondo impulso a venerare chi sta in alto. Nel loro primitivo idealismo, esse han bisogno di divinità terrestri, alle quali si attaccano di affetto tanto piú cieco, quanto piú...” (continua)(continua a leggere)
“Il Sessantotto non è stato un ‘evento’. È stato un processo. O meglio: è stato il punto conclusivo di un processo di media durata, di accumulazione e di condensazione di linee di crisi che sono giunte, tutte insieme a emergere in superficie e a mostrarsi, ma che erano già in sospensione nell’atmosfera degli anni precedenti.”
- Dal libro: Finale di partito
“C’è democrazia senza i partiti?”
- Dal libro: Finale di partito
“Non è senza significato che tutte le esperienze totalitarie – di destra e di sinistra – abbiano avuto come proprio fulcro il Partito (un partito di mobilitazione e di amministrazione insieme, custode dell’ideologia e monopolista delle istituzioni). E che tutte si siano rette su un culto della personalità assoluto che saldava, appunto, gregarismo...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Finale di partito
“Non poteva sopravvivere quel modello di partito – in quell’assetto – nell’epoca della interdipendenza globale e dell’esternalizzazione, dei sistemi reticolari a geometria variabile e della gestione sistematica dell’incertezza e della imprevedibilità. ”
“Il Sessantotto fu una ‘rivoluzione culturale’. O ‘antropologica’, per dirlo in modo più impegnativo: un gigantesco spostamento nel vissuto quotidiano, negli stili di vita.”
- Dal libro: Finale di partito
“La stabile «società di classe» novecentesca si sta liquefacendo.”
- Dal libro: Finale di partito
“Berlusconi, affondato non dalla sua opposizione ma dallo spread. Liquidato dai «mercati» piú che dagli avversari.”
- Dal libro: Finale di partito
- Dal libro: Finale di partito
“C'è la tendenza apparentemente contraddittoria dei partiti «rivoluzionari», «sovversivi», «antisistema» – dei «partiti di mobilitazione» – a generare al proprio interno gruppi dirigenti fortemente oligarchici. A diventare, per certi versi, i piú oligarchici di tutti: ed è il «carattere militante» del partito. Il suo essere «un’organizzazione di...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Finale di partito
“Nel Regno Unito come in Francia, persino nella tetragona Germania, quello che era stato il protagonista indiscusso dello spazio pubblico novecentesco, il partito politico, è sempre meno presente tra le maglie della società, a strutturarne la vita pubblica, e sempre piú galleggiante sulla superficie con «legami deboli» e forme di loyalty effimere. ”
- Dal libro: Finale di partito
“Il funzionario che è stato delegato dalla massa e che si è prodigato per il partito, che si è dato una professionalità, matura come propria convinzione individuale l’idea di un proprio diritto a continuare a svolgere il ruolo di rappresentante, in qualche modo alla eternizzazione della delega, conquistato con il proprio sforzo sul campo.”
- Dal libro: Finale di partito
“Il «partito di massa» novecentesco – quello che ha contrassegnato per quasi un secolo la forma idealtipica della organizzazione politica e della democrazia rappresentativa – si era plasmato sulla matrice delle grandi burocrazie pubbliche: sulla forma di quello Stato nazionale di cui si candidava a costituire il cuore. E sulla struttura dei...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Finale di partito
- Dal libro: Finale di partito
“Quanto piú cresce la «macchina organizzativa», tanto piú si rafforza la sua vocazione oligarchica. Quanto piú si estende la presenza del partito nella società, tanto piú si restringe la possibilità di partecipazione alla sua vita interna da parte dei suoi iscritti ed elettori, come per un male incurabile. Una sorta di morbo autoimmune, che si...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Finale di partito
“L’immagine, desolante, di una «democrazia senza popolo» e di quella che, in un futuro non lontano, potrebbe diventare un «popolo senza democrazia».”
- Dal libro: Finale di partito
“Lo stesso processo – tecnologico e strutturale – che ha prodotto l’unificazione orizzontale dello spazio sociale, azzerando le distanze e i tempi necessari a colmarle, ne ha nel contempo prodotto la spaccatura verticale allontanando socialmente gli estremi, separando irrimediabilmente il vertice dalle rispettive basi. Creando élite decidenti...” (continua)(continua a leggere)
- Dal libro: Finale di partito
- Dal libro: Finale di partito
“Separazione di linguaggi, di atteggiamenti, di sensibilità, di priorità, ma anche di stile di vita, di accesso a privilegi, di reddito, testimoniata da un’infinità d’indizi e registrata anche in un buon numero di sondaggi.”
- Dal libro: Finale di partito
“All’identificazione tende a sostituirsi un senso di estraneità. Alla militanza la diffidenza: un sentimento misto di frustrazione per l’impotenza dei decisori e d’insofferenza per la loro intrusività.”
- Dal libro: Finale di partito
“Il partito è una forma di organizzazione. Per certi aspetti l’organizzazione per eccellenza: quella su cui poggia il funzionamento strutturale del sistema politico.”
- Dal libro: Finale di partito
“Il passaggio è quello dalla «democrazia dei partiti» alla «democrazia del pubblico».”
“Ci sono state solo due rivoluzioni mondiali. Una nel 1848. La seconda nel 1968. Entrambe hanno fallito. Entrambe hanno trasformato il mondo.”
“La nostra generazione, cresciuta in condizioni di media agiatezza ed educata all’Università, si ritrova in un mondo molto diverso da quello in cui sperava.”
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