Tutte le frasi di Matteo Renzi
“Per chi ama il calcio, è sinceramente complicato non avvertire il vuoto pensando che uno dei più grandi allenatori di sempre, sir Alex Ferguson, lasci dopo ventisette anni la panchina e la guida del Manchester United.”
“Una cattiva gestione della figura dell’insegnante ne ha svilito il ruolo. Se io prendevo una nota o un brutto voto, i miei si arrabbiavano con me. Oggi, se il figlio prende una nota, ci si arrabbia con la prof che non ha capito. È inaccettabile. Tornare a restituire importanza sociale, dignità, prestigio alla figura dell’insegnante è la prima...” (continua)(continua a leggere)
“Davanti alla crisi e ai cambiamenti della nostra società, chi si attrezza per tempo continua a vincere.”
“Un leader è chi, leggendo i sondaggi, prova a cambiarli, non a contestarli.”
“Enrico non si fida di me, ma sbaglia: io sono leale.”
“Dire che una generazione di politici ha fallito non significa esprimere un giudizio morale su di loro: significa più banalmente esprimere un giudizio oggettivo. Sono stati per molti lustri in Parlamento. Magari sono più bravi, più preparati, più professionali, più simpatici di noi. Ma vanno giudicati per ciò che hanno fatto. E prima ancora per...” (continua)(continua a leggere)
“Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura, mio nonno mi ha insegnato a stare dalla parte dei più deboli, mio nonno mi ha insegnato che bisogna studiare perché la scuola è importante, mi ha insegnato il valore del lavoro, mi ha insegnato che bisogna dare tempo alla famiglia, ma mi ha insegnato anche che cresciamo in una comunità e a questa...” (continua)(continua a leggere)
“L'Italia ha sconfitto il terrorismo interno negli anni '70 e '80 e sicuramente ha la forza per combattere il terrorismo anche in questa fase. Questo è il momento della determinazione, ma anche della saggezza e del buon senso.”
“E' antipolitico chi non rispetta le gerarchie dei valori.”
“Il mio partito non ha paura degli altri, è curioso. Il mio partito abbatte i muri, non alza i ponti. Il mio partito accoglie, non respinge gli elettori. Il mio partito si fa giudicare dai cittadini con il voto, non li giudica con moralismo supponente. Il mio partito usa la digitale, non il rullino. Il mio partito non è schizofrenico per cui un...” (continua)(continua a leggere)
“Cosa si aspetta un signore che si fa diecimila chilometri in aereo per venire a vedere le nostre opere d’arte o i nostri paesaggi? Innanzitutto si aspetta di trovare un racconto all’altezza delle sue attese. Quel signore ha progettato un viaggio, lo ha sognato, pregustato. Nella sua casa in Michigan o nell’ufficio di Tokyo dove lavora ha cercato...” (continua)(continua a leggere)
“Io preferisco ammirare che invidiare. Preferisco collaborare che sabotare. Preferisco lavorare che rosicare.”
“L’Italia politica del dopo elezioni perde due mesi di tempo a discutere di formule politicistiche e lascia che la vita fuori dal Palazzo proceda senza governo. In compenso i leader o presunti tali discutono del modello di governo: elettorale, di scopo, balneare, di servizio, a termine, tecnico, di larghe intese, di coalizione, di unità...” (continua)(continua a leggere)
“Attenzione. Decidere non significa non ascoltare nessuno. Al contrario: è importante ascoltare tutti. Ma poi bisogna agire. Altrimenti la discussione politica diventa il bar dello sport: tutti dicono la loro, ma alla fine non cambia nulla.”
“In politica, chi ha paure perde. ”
“Mi ha molto colpito che con un gesto di grande intelligenza il nuovo ministro della Cultura, Massimo Bray, abbia scelto di andare a Pompei da solo, senza privilegi e auto blu, utilizzando le strutture pubbliche. Fedele alla celebre legge di Murphy per cui la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, il treno della circumvesuviana su cui...” (continua)(continua a leggere)
“Di lavoro parlano sempre volentieri. È un termine che riempie la bocca e acquieta le coscienze. A sinistra, poi, citare «la centralità del lavoro» è un evergreen che assicura applausi a scena aperta in tutte le assemblee. Fate la prova. Presentatevi all’assemblea di un circolo del Pd e guardate quanti applausi raccoglie chi urla: «Lavoro, lavoro...” (continua)(continua a leggere)
“Noi, parlo della mia generazione, siamo a un bivio. Dobbiamo scegliere se fare i polli di batteria o avere il coraggio di usare un linguaggio diverso.”
“Berlusconi da solo non ce la farebbe. Ha bisogno di qualcuno che cada nel suo trappolone. Ha bisogno che ogni sua dichiarazione – lungamente studiata – sia accolta da un coro di critiche, che i suoi avversari si lancino sul primo cronista Ansa per manifestare tutto il loro sdegno: ma come, proprio lui adesso dice che dobbiamo tagliare le tasse?”
“Firenze è stata la città dei guelfi e dei ghibellini. Ma poi i guelfi, tanto per star tranquilli, si divisero pure in bianchi e neri. Io sono un fiorentino vero, non uno che fa il salto della quaglia come Lamberto Dini. Voglio curare Firenze come si merita e non sono in vendita.”
“Evitiamo di seminare il panico e di avere una comunicazione istituzionale che assomiglia più a un reality che a una grande pandemia.”
“Abbiamo il dovere di liberarci dal riflesso condizionato per cui prima di dire la nostra sulle questioni economiche aspettiamo il comunicato delle rappresentanze dei lavoratori.”
“Dobbiamo abituarci a pensare che le scelte per un Paese non si fanno per le elezioni successive, ma si fanno per le generazioni successive.”
“Non so dire se possiamo individuare l’istante esatto. Con precisione. L’attimo in cui il domani in Italia ha smesso di essere un domani. Il momento preciso in cui il futuro è diventato una discarica. E quindi una minaccia. Non so individuare l’ora x. Ma non c’è dubbio: a un certo punto, specie in Italia, il futuro ha smesso di costituire...” (continua)(continua a leggere)
“Grillo è un grandissimo professionista nel gestire la tv, quella tv da cui finge di scappare e che invece gli è congeniale e fondamentale per comunicare.”
“Con leggerezza e sobrietà il giornale del mio partito mi ha bollato con l’epiteto del «fascistoide».”
“Gli italiani non ne possono più. Non sopportano che ogni questione giudiziaria diventi un derby. Non sopportano l’uso della legislazione personale per affrontare i guai processuali di qualcuno e non sopportano gli atteggiamenti barricaderi di una minoranza della magistratura, che finisce con il gettare discredito sulla stragrande maggioranza dei...” (continua)(continua a leggere)
“Mi accusano di essere un qualunquista. La politica, mi si dice, richiede per le sue liturgie che si sprechi del tempo. Capisco, ma non sono d’accordo. La politica esige una visione, tempi lunghi, profondità. Tutti temi veri, sui quali io per primo mi sento impegnato a dimostrare cosa valiamo davvero. Ma richiede anche rapidità e leggerezza,...” (continua)(continua a leggere)
“Penso alla copertina di «Oggi» con le mie nonne. Già, perché pur di non sembrare contro gli anziani ho reclutato anche le mie nonne, centosettantaquattro anni in due, nella campagna per le primarie. Alla copertina di «Chi», dove discuto in modo animato con mio padre nato quindici giorni precisi dopo Bersani nello stesso anno, nel 1951.”
“Ognuno di noi deve molto alle proprie letture. Siamo quelli che siamo perché abbiamo incontrato sulla nostra strada persone, storie, esperienze. E libri. Libri seri, sia chiaro. Con tutto il rispetto per quello che avete tra le mani. Io devo molto a tanti libri che ho letto, copiato, citato, in alcuni casi persino villanamente saccheggiato. Ce...” (continua)(continua a leggere)
“Quando in politica vi propongono una commissione, preoccupatevi. Quando in politica vi dicono: «Facciamo un tavolo», allora è finita. Tempo perso su tempo perso. L’unica cosa concreta che può avvenire è una discussione collegiale e concertata sul tempo necessario a rinviare ciò che comunque dopo rinvieremo ancora: questa è la funzione storica...” (continua)(continua a leggere)
“Cos’è stata la rottamazione? L’idea di riportare la politica in sintonia con il Paese. Di rimettere l’Italia dei Palazzi sui binari della quotidianità.”
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