Tutte le frasi di Simone Perotti
“Un uomo determinato a cambiare non inveisce, non strepita, ma agisce, come un cane pericoloso non abbaia ma morde.”
“Chi rifiuta e basta è schiavo di ciò che odia, non discepolo di ciò che ama.”
“Se è legittimo puntare il dito verso il Sistema e i suoi sacerdoti, è altrettanto doveroso piantarla con l’onda di incazzatura generalizzata che ha internet per megafono. Sui blog e sui siti dei quotidiani la massa si sfoga con una carica di sicumera finto-rivoluzionaria e si masturba di chiacchiere per sentirsi viva. Il tutto, naturalmente,...” (continua)(continua a leggere)
“La vedono sempre volentieri, come succede quando incontriamo chi ha desiderio di noi, non chi ha bisogno.”
“L’evoluzione della storia si fonda sul rifiuto, sulla critica, non sull’accettazione passiva dei dogmi.”
“Quello che non torna, merita rispetto.”
“Geni o somari, che avessero studiato o meno, tutti potevano stare a galla, certamente sopravvivere, addirittura godere.”
“Fare manualmente è parte della nostra vita interiore, oltre che strumento della nostra possibilità di autosufficienza.”
“Per una nuova generazione è sempre meglio sbagliarsi criticando che fare bene fidandosi.”
“Non necessariamente compra ciò che gli si dice. Non necessariamente fa quel che dovrebbe. Usa gli strumenti come strumenti, non come fini. Costruisce una sua realtà, adatta a sé, efficiente, concreta. Così facendo, il singolo diventa eversivo. Egli interrompe in qualche punto vitale le sinapsi del consumismo e dell’assenza di senso. Il suo...” (continua)(continua a leggere)
“Facciamoci un bell’auto-check e cerchiamo di capire cosa ci faremmo con la libertà. Se emerge almeno l’ipotesi che staremmo bene, che godremmo di quella sconosciuta e nuova condizione, che avremmo dei progetti (almeno accennati), o un sogno da realizzare, allora prepariamoci alla guerriglia perché la rivoluzione ci aspetta.”
“La parola chiave di questo millennio è: coraggio, qualcosa che l’uomo ha sempre dovuto tirare fuori per districarsi dai suoi guai, per affrontare la giornata. Il sistema in cui viviamo ci ha protetto così bene da renderci schiavi volontari, perché ci chiede sì coraggio nell’affrontare la vita quotidiana, ma non ci chiede il vero coraggio, quello...” (continua)(continua a leggere)
“Dalla sera alla mattina Pancho divenne un rivoluzionario senza rivoluzione, un bandito in pensione, fuori dalla legge ma non dalla giustizia, un vendicatore di torti subiti. Era poi così difficile la transizione?”
“Fa sempre terrore il cambiamento, perché nessuno gradisce rischiare nuovi insuccessi e si accontenta ben volentieri di quelli che ha già.”
“Mi dà gioia fare da me quel che potrei comprare da altri. Mi fa stare bene sapere di avere pochi bisogni, di non dover soddisfare troppo le mie esigenze primarie. Mi considero un secondario, uno che vive di software e non di hardware, cioè di significati, di relazioni, di comunicazione, e non uno che se non ha l’i-phone sbrocca, o se non cena in...” (continua)(continua a leggere)
“Il rivoluzionario contemporaneo è un cocciuto, equilibrato individualista.”
“Se il lavoro è lo strumento per vivere bene, non può, in quanto strumento, farci stare male, metterci in difficoltà, rovinare la nostra vita.”
“I dittatori non servono quando la gente è già china sotto il mantello dorato del benessere. È già disposta a tutto pur di mantenere la propria condizione di privilegio, al prezzo della sua paura, soddisfatta dai suoi avanzamenti, incurante del costo esistenziale e sociale che tutto questo comporta. Un esercito di schiavi convinti di essere...” (continua)(continua a leggere)
“Il denaro e lo status che derivano dalle loro dodici ore giornaliere di lavoro non significano più niente per lei. Non è disposta a immolare tutto per quello. Vorrebbe evadere, vivere diversamente. Spiega a Luca che potrebbero avere degli spazi individuali, seguire ognuno il flusso della propria vita, con meno vincoli, in luoghi diversi e con...” (continua)(continua a leggere)
“Perché oggi non si parla d’altro che di smettere di lavorare?”
“Il sistema è imbattibile con qualsiasi rivoluzione.”
“Nelle nostre società ipertecnologiche i bambini in grado di giocare a un videogioco sono più numerosi di quelli capaci di nuotare o di andare in bicicletta. Molti sanno usare uno smartphone ma non sanno allacciarsi le scarpe. Un bambino ha bisogno di ripercorrere nella sua crescita tutte le fasi evolutive, dall’uomo di Neanderthal fino all’Homo...” (continua)(continua a leggere)
“Siamo gente allevata a considerare il cambiamento come un’opzione teoricamente importante ma praticamente evitabile e deviata, il che vuol dire che faremo sempre molta fatica a vivere in modo libero e originale.”
“La felicità sia come un pranzo al sacco, di quelli che mettiamo nello zaino al mattino per poi andare a fare una bella scampagnata: ce la portiamo dietro noi, da casa, dovunque andiamo, qualunque cosa facciamo. Alla felicità non andiamo mai incontro, non la troviamo a destinazione. Non sono i luoghi a renderci tristi e demotivati, o felici e...” (continua)(continua a leggere)
“C’è chi si logora in una volontaria schiavitù; i più, privi di bussola, cambiano sempre idea, in balìa di una leggerezza volubile e instabile e scontenta di sé. Tutto lo spazio rimanente non è vita, ma tempo.”
“Alle crocerossine piacciono i malati che guariscono. Non quelli incurabili.”
“Noi siamo i primi che, per un periodo prolungato, fin dalla nascita, non hanno patito sventure se non personali, private. Da quando siamo venuti al mondo le malattie epidemiche, la fame, la mancanza di abiti, l’insicurezza, la guerra, la mancanza del diritto fondamentale, la prevaricazione dei diritti umani, l’assenza delle tutele sociali… erano...” (continua)(continua a leggere)
“I bollettini ufficiali oggi sembra che dicano: «Le regole e la prassi fin qui adottate non valgono più, ci dispiace». Quello che ieri e da sempre era un tacito accordo, oggi cambia unilateralmente. Senza possibilità di appello. I megafoni scandiscono una voce metallica per le vie del centro: «Questa non è un’esercitazione».”
“Un lavoratore infelice che non condivide la visione della propria azienda, che non riconosce il proprio ruolo, che si immagina in un altro contesto, al di fuori dell’ufficio o della fabbrica, che non riesce a esprimere tutte le proprie potenzialità, non sarà mai un buon lavoratore: avrà una produttività bassa.”
“Qualunque luogo, qualunque condizione, offre identiche possibilità: essere felici o infelici.”
“Il lavoro fa male. ”
“Quella nata negli anni Sessanta, i baby boomers, è una generazione di tecnici, gente capace ad applicare, impressionata dalle potenzialità reddituali di un corso di studi, mai guidata dalla passione, mai spinta dal desiderio, ma sempre dall’opportunità. Uomini e donne che fin da ragazzi hanno letto poco, e quindi hanno partorito pessimi sogni, e...” (continua)(continua a leggere)
“Trovare in quel poco tempo un’ulteriore frazione minima, e cioè l’età della pensione, in cui finalmente fare le cose che ci piacciono, è il colmo della stupidità. Primo perché spesso non ci si arriva (rifacciamo gli scongiuri). Secondo perché a quell’età il disincanto, la stanchezza, i limiti fisici ci impediscono di godere appieno anche delle...” (continua)(continua a leggere)
“Che debbano affannarsi loro, o mutare radicalmente la propria condizione, questo li terrorizza.”
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